mercoledì 13 maggio 2015

CRONACA DI UN RITORNO ALL'IRREALTÀ

C’è qualcosa di magico quando sali su un aereo. 
E non lo dico per il fatto di ‘galleggiare’ in aria su un tubo metallico che pesa quintali e che si mantiene in volo grazie a una forza strana e misteriosa. 
Lo dico perché è davvero strano lasciare un punto A, circondata da profumi, colori, sapori e flashbacks ed arrivare in un punto B dove ti accolgono profumi diversi, colori diversi, sapori diversi e il futuro.


Un po' è magico anche per il fatto del tubo metallico, non negarlo!
Tokyo-Venezia: 9557km e un mondo di pensieri sparsi in testa.

Sono quasi sicura che i miei pensino che io sia strana. Ma strana forte eh. 
Sto quasi due anni in giro per il mondo e appena torno mi rinchiudo in casa. Non so perché succede,  ma succede.
Ho bisogno di star da sola, di elaborare tutto quello che ho visto, trovare finalmente –e per forza- il momento per ripensare a tutto ciò che mi è successo, per provare ad ordinare tutti i pezzi del puzzle che sono ancora più disordinati di quando me ne sono andata. 
La gente, di solito, dopo un viaggio si ritrova, io invece mi sento ancor più persa!

Poi è strano. I primi giorni c’è una specie di blocco linguistico/emozionale: tanto da raccontare e cosí poche parole per spiegare, non trovo quelle giuste, non son capace, tante emozioni provate e cosí poche trapelate. Forse è perché, in fondo, so che c’è solo una persona che può capire al 100% tutto quello che questo viaggio mi ha fatto vivere, sentire, soffrire, godere: Rober. Un viaggio cosí va vissuto. 
Raccontato perde un sacco di fascino: posso descrivere le situazioni ma non posso far rivivere le sensazioni, posso far vedere le foto ma non far sentire il brivido provato scattandole, posso scrivere –e lo farò- ma come farlo bene se non riesco nemmeno a ordinare l'oceano di parole sparse che ho in testa? 

Son felice di essere tornata
Felice di aver fatto una sorpresa ai miei, felice di aver rivisto mio fratello. Felice di dormire nella mia camera, la stessa che ho lasciato a 18 anni piena di progetti –penso di non averne compiuto nemmeno uno!-, la stessa camera che oggi mi accoglie con una vita rivoluzionata. 
Io, che volevo essere una psicologa, sposarmi con il mio primo fidanzato e avere 2 figli, un maschio e una femminuccia. E invece... le mie amiche si sposano e io sono felice, enormemente felice, pensando all'ultimo viaggio e sognando il prossimo! 

Non riesco più ad immaginare la mia vita in maniera statica, senza viaggiare, senza esplorare, senza lasciarmi sorprendere da tutte le situazioni bizzarre, strambe, irreali che succedono lá fuori. 
Viaggiare è come una droga, anzi, è più forte, è come una linfa vitale.

Mi piace tornare, mi piace riappropiarmi di una rutine, avere un bagno ed un letto tutti miei, mi piace anche avere un caos mentale che non so come poter riordinare. Perché avrò anche il cervello (e il cuore) incasinatissimo, ma nel mezzo di quel casino ci sono facce, date, tramonti, frasi che non avrei potuto vivere se non grazie al viaggio. 
Viaggiare è terapeutico e a volte lo è anche la confusione: è grazie alla confusione che puoi riordinare tante cose, se tutto fosse pulito, bello e in fila indiana sarebbe finita lì. Bello ma statico. 
Chissà quante cose belle  devo ancora ritrovare tra quel groviglio di carabattole mentali! Non è meraviglioso?

La differenza tra il nostro primo gran viaggio e questo sta nelle aspettative: la prima volta eravano tornati da un anno sabbatico, adesso invece siamo tornati dopo aver concluso un altro capitolo della nostra vita sabbatica. E questo vuol dire solo una cosa: si avvicinano nuove avventure!

3 commenti:

  1. Che bel post..
    Capisco bene le sensazioni. Quando un anno fa sono tornata dopo due anni a Londra l'impatto è stato piuttosto traumatico. Riuscivo a sentirmi estranea a casa mia, tra la mia famiglia e i luoghi che erano stati la mia casa per anni, le sensazioni erano veramente strane!
    Esperienze di questo genere fanno un po' cambiare le nostre prospettive e creano un gran sobbuglio! Ti lascio questo articolo da leggere, è stato scritto per Londra ma credo che tu possa condividere le sensazioni:
    http://www.huffingtonpost.co.uk/ashleigh-davis/australians-in-london_b_5668405.html

    RispondiElimina
  2. Dolcissimo, elettrizzante e profondo questo tuo post di ritorno. Sarò curiosa di tornare a leggerti man mano che il tempo metterà chiarezza o almeno darà prospettiva a questi tuoi pensieri. Ben tornata :)

    RispondiElimina
  3. un post che chiunque abbia viaggiato, condivide... almeno un po'. Viaggiare ti apre nuovi orizzonti, e una volta che apri lo sguardo non puoi più richiuderlo. Magari un giorno viaggerai in modo diverso, con figli e marito al seguito, ma pur sempre viaggerai. E non è detto si riveli meno interessante e stimolante ;-)

    RispondiElimina

Commenta: è gratis e non fa male a nessuno. Bè se è una critica fa male a me, ma tanto a te che te frega, così ti sfoghi e eviterai magnare un kg di gelato al cioccolato dolce e un po' salato come fai sempre!
(*lo so che lo fai*)
P.S. si accettano anche i commenti belli e positivi.
Grazie e tante care cose!

Utilizzando questo formulario stai lasciando dati personali che comunque, prometto, saranno trattati in maniera sicura (non sono mica Zuckerberg *e fu cosí che le chiusero il blog*). Insomma, devo dirti tutto ciò per far le cose per bene come detta il nuovo RGPD (regolamento generale di protezione dei dati). Puoi informarti ulteriormente leggendo la nostra politica di privacy.